Mark BernardiniIl'ja Varšavskij

Nuove notizie su Sherlock Holmes

La domenica londinese è sempre piena di noia, ma se a questa si aggiunge la pioggia, diventa insopportabile.

Io ed Holmes stavamo trascorrendo la giornata domenicale nel nostro appartamento in Backer street. Il grande segugio guardava dalla finestra, tamburellando con le dita lunghe ed esili sul vetro. Nonostante tutti i miei sforzi, il pollice gli si piegava più lentamente delle altre dita.

Finalmente interruppe il silenzio che si protraeva da troppo tempo.

– Non ha mai pensato, Watson, alla non equipollenza delle perdite umane?

– Non la capisco del tutto, Holmes.

– Ora mi spiego. Quando una persona perde i capelli, li perde e basta. Quando perde un cappello, perde l'equivalente di due cappelli, poiché uno l'ha perso, e l'altro deve acquistarlo. Quando perde un occhio, non si sa se ha perso qualcosa: in fondo, con un occhio vede due occhi in tutte le altre persone, mentre queste ultime, pur avendone due, gliene vedono uno solo. Quando perde la ragione, il più delle volte perde ciò che non possedeva. Quando perde fiducia in se stesso… Ma se non erro, ora vedremo una persona che ha perso tutto quel che ho elencato. Sta suonando alla porta!

Poco dopo nella stanza entrò un uomo obeso e calvo, senza cappello, che si asciugava le gocce di pioggia sulla testa tonda con un fazzoletto. L'occhio sinistro era coperto da una benda nera. Tutto il suo aspetto esprimeva smarrimento totale.

Holmes fece un inchino di circostanza.

– Se non vado errato, ho l'onore di vedere in casa mia il duca di Montmorency? – chiese con raffinatezza incantevole.

– Mi conosce, mister Holmes?! – chiese il grassone stupito.

Holmes allungò una mano verso la libreria e prese un libro rilegato in percalle nero.

– Qui, eccellenza, sono raccolti i miei umili lavori di censimento di tutti gli anelli gentilizi. E non sarei un detective se non avessi riconosciuto a prima vista il famoso anello dei Montmorency. Allora, in cosa posso esserle utile? Non si faccia problemi per il mio amico e parli di tutto esplicitamente.

Il duca tentennò un po', evidentemente non sapendo da dove iniziare.

– E' in ballo il mio onore, mister Holmes, – disse, cercando a fatica le parole adatte. – E' una questione molto delicata. Mia moglie è fuggita. Per una serie di ragioni non posso rivolgermi alla polizia. La scongiuro, mi aiuti! Mi creda, sono mosso da qualcosa di più nobile che non la gelosia o l'amor proprio ferito. La questione potrebbe prendere una piega molto sgradevole da un punto di vista politico.

Dal luccicare degli occhi semichiusi di Holmes compresi che tutto questo lo interessava alquanto.

– Vuole essere così gentile da narrarci le circostanze in cui ha avuto luogo la fuga? – chiese.

– E' accaduto ieri. Eravamo nella cabina del “Mauritania”, in procinto di salpare per la Francia. Sono uscito un minuto per andare al bar, mentre mia moglie rimaneva in cabina. Dopo aver bevuto un bicchierino di whisky, sono tornato, ma la porta era chiusa. Dopo averla aperta con la mia chiave, ho scoperto che mia moglie era scomparsa con tutta la sua roba. Mi sono rivolto al capitano, la nave è stata rovistata da poppa a prua, ma purtroppo senza esito.

– Milady aveva una cameriera?

Il nostro ospite esitò.

– Vede, mister Holmes, eravamo in viaggio di nozze, dunque difficilmente degli estranei potevano esserci d'aiuto…

Conoscevo bene il tatto del mio amico in queste cose e non mi stupii del fatto che chiedesse con un gesto al duca di non proseguire oltre il suo racconto.

– Spero di poterla aiutare, eccellenza, – disse Holmes, alzandosi per porgere il cappotto all'ospite. – L'attendo domattina alle dieci.

Holmes tolse con garbo un capello dal bavero del duca e lo accompagnò alla porta.

Tacemmo per alcuni minuti. Holmes, seduto al tavolo, guardava attentamente qualcosa con la lente d'ingrandimento.

Alla fine non resistetti.

– Sarebbe interessante, Holmes, sapere cosa lei pensa di questa storia.

– Penso che la duchessa di Montmorency sia uno sporco animale! – rispose con un'asprezza inusuale per lui. Del resto, era sempre stato molto severo per ciò che riguarda la morale.– Ed ora, Watson, a letto! Domani sarà una giornata dura. A proposito, spero abbia con sé la sua pistola. Potrebbe servire.

Capii che non gli avrei cavato nulla di più, e gli augurai la buonanotte. Il mattino seguente il duca non si fece attendere. Alle dieci in punto suonò alla nostra porta.

Holmes aveva già prenotato un cab, e partimmo per l'indirizzo che indicò.

Il viaggio fu lungo, tanto che il nostro cliente iniziò a spazientirsi. Improvvisamente Holmes ordinò al cabman di fermarsi nei pressi dei Docks. Fece un fischio, e da dietro l'angolo spuntò un omaccione con un canguro rosso al guinzaglio.

– Eccellenza, – si rivolse Holmes al duca, – la prego di consegnarmi quindici sterline, tre scellini e quattro pence in presenza del mio amico dottor Watson. Di questa somma, devo dieci sterline al padrone del serraglio per la duchessa di Montmorency, mentre il resto lo verserò come multa alle autorità doganali per il tentativo di trasportare illegalmente animali dall'Inghilterra.

Il duca rise con allegria.

– La prego di perdonarmi, mister Holmes, per il piccolo inganno, – disse, estraendo il portafoglio. – Non potevo dirle che sulla nave si nascondeva un canguro sotto le sembianze di una lady. Non avrebbe mai intrapreso le ricerche. Sono stato costretto ad infrangere la legge ed a portare quest'animale in Francia per una stupida scommessa. Spero non mi serbi rancore.

– Assolutamente no! – rispose Holmes, tendendogli la mano.

Un attimo dopo nelle mani di Holmes luccicarono le manette, che scattarono con precisione ai polsi del duca.

– Ispettore Letard! – disse Holmes rivolgendosi al nostro cabman. – Può arrestare il professor Moriarty con l'accusa di omicidio del duca e della duchessa di Montmorency. Ha commesso questo crimine per rubare un carbonchio azzurro che si trova attualmente nel marsupio di questo canguro. Non si disturbi, professore, il mio amico Watson sparerebbe per primo!

***

– Mi dica, Holmes, – chiesi la sera al mio amico, – come ha indovinato che era un canguro anziché una lady?

– Al nostro primo incontro tolsi di dosso dal nostro cliente un capello rosso. Dalle informazioni che ho preso, milady era bruna, di conseguenza il capello poteva appartenere o alla cameriera o all'animale. Come lei sa, la cameriera si esclude. Il fatto che il marsupiale fosse femmina l'ho stabilito con la lente d'ingrandimento. Ed ora, Watson, – concluse, – ho intenzione di abbandonare tutti gli affari per ampliare la mia monografia sui merli neri.

– Un'ultima domanda! – lo supplicai. – Come è riuscito a sapere che sotto le sembianze del duca si nascondesse Moriarty?

– Non saprei, – disse con disappunto. – Può darsi… E se lo avessi tenuto d'occhio durante tutti questi anni?

Sospirai, misi una mano sulla spalla di Holmes e premetti l'interruttore nascosto sotto la giacca. Poi, asportato da Holmes il pannello posteriore, cominciai a rifare le saldature dei circuiti di programmazione. In quelle condizioni, era inutile persino tentare di venderlo a Scotland Yard.

[Da "Fantastika 1964", Moskva, pp. 222-225. Traduzione di Mark Bernardini in "Rassegna Sovietica" N°6 1987]

Alla pagina principale di Mark BernardiniRassegna Sovietica, rivista bimestrale di cultura© 1987-2008 Ultimo aggiornamento: 12/03/2008

Potete scaricare qui la versione zippata del documento

Bernardini

Promuovi anche tu la tua pagina

Google